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Diventare veri e propri punti di riferimento per gli enti pubblici – Maurizio Guidi

Di cosa ti occupi e quando hai incontrato Città Verde?
Prima di avviare la mia attività di restauro e manutenzione, la “Stone”, nel 1995, ho passato oltre vent’anni nel movimento cooperativo. Questa provenienza comune, la condivisione di valori e di scelte mi ha spinto, da imprenditore, a voler tenere un canale aperto con le cooperative come la vostra. Si aggiunga che conoscevo di persona almeno il 50% dei soci di Città Verde: non appena c’è stata l’occasione abbiamo lavorato insieme.

L’occasione è stata a Cento.
Sì, nell’area del Centro Commerciale Il Guercino, dove sorge l’ipermercato Bennet, un progetto che ho seguito dalla progettazione e che nel tempo, consolidandosi il rapporto con la committenza, si è ampliato alla realizzazione e manutenzione di zone verdi.
Da allora, sono passati 12 anni, di quella parte vi siete sempre occupati voi. Molte altre volte siamo stati sul punto di collaborare a dimostrazione della grande fiducia che si è creata sul campo.

Data la tua vicinanza sembra quasi superfluo chiederti se tu creda nei valori sociali del cooperativismo.
Certo. È tenere la barra ben dritta sugli aspetti sociali più che sulle esigenze di bilancio che rende speciale la vostra esperienza. Troppe cooperative, al crescere del fatturato, hanno cessato di essere imprese produttive diventando imprese finanziarie. Le strade verso lo sviluppo futuro di realtà come Città Verde sono altre.

Quali, secondo la tua esperienza di imprenditore e tecnico?
Si potrebbe crescere molto con un piccolo sforzo economico ma a fronte di un grande impegno imprenditoriale. Penso alle attività di servizio nei confronti dei Comuni e degli enti pubblici presso cui la cooperativa lavora. In un mercato tanto competitivo e agendo su territori localizzati è difficile ampliare il numero dei clienti. Quello che si può fare è aumentare piuttosto la varietà dei servizi che si offrono loro. Pensa quanta strada si potrebbe fare legando la manutenzione del verde a quella dell’illuminazione pubblica, o alla gestione ordinaria degli edifici, occupandosi per esempio delle imbiancature.

Inventare attività aggiuntive, in pratica?
Scegliendo fra quelle che si adattano alle proprie capacità e più utili al territorio fino a diventare veri e propri punti di riferimento per gli enti pubblici, forse anche per le aziende private. Un’idea che le cooperative sociali non sempre considerano.

Nel tuo settore c’è un tema di innovazione sempre aperto. Ti sembra che Città Verde e la cooperazione sociale in senso più ampio riesca a stare al passo?
Il movimento cooperativo ha disperso, negli anni, il patrimonio delle grandi cooperative edilizie. Dal punto di vista della gestione della domanda sociale è un grandissimo problema. Guarda cos’è successo dopo il sisma nel 2012, non c’erano sufficienti imprese né tecnici pronti perché molte aziende, come accennato prima, da produttive erano diventate finanziarie. È una tendenza che va cambiata. Per stare al passo, bisogna andare nelle giuste direzioni. Ne suggerisco due che mi sembrano attuali. Uno, il tema del riuso, nel quale voi siete già in qualche modo parte in causa. Due, la digitalizzazione e informatizzazione dei servizi, un settore dove credo ci potrebbe essere grande spazio per inserire soggetti svantaggiati.

Un auguro per i nostri trent’anni?
La forza di un’azienda è vedere lontano vent’anni, magari sbagliando qualche passo. Vi auguro di essere sempre capaci di guardare così lontano e crescere con l’idea di lasciare un segno sul territorio. Il vostro è un esempio importante che va valorizzato.

Maurizio Guidi – ex imprenditore titolare di Stone, azienda edile di restauro e manutenzione