31 Dic Ci prendeva un po’ in giro e poi ci dava il tempo per rimediare.
A Pieve se non hai un soprannome non esisti, ti perdi nelle memorie sfuocate dei tuoi compaesani.
Ma “Abo” un soprannome ce l’aveva e camminava fiero per le vie del paese con quella sua andatura di 3/4 tendente al valzer. Graziano “Abo” aveva molti interessi ma in cima a questi stava la sua terra o meglio le bellezze piccole e grandi della sua terra, forse per questo aveva trovato in quella piccola comunità di lavoratori, tutt’altro che ordinari, una sottile vena preziosa al pari degli oratòri e dei teatri della sua amata Pieve. Il viso rotondo e gioviale non deve trarre in inganno: la mente era fine e la memoria precisa come si conviene ad un curatore museale, a una persona che mette ordine tra le cose belle, che dà consigli e che promuove la ricerca. E così fece con la nostra cooperativa nascente, ci accompagnò nei primi scontri con la burocrazia comunale, ci trovò lavori vicini e da principianti, altri lontani, in giardini improbabili infestati dalle canne di bambù. Se non facevamo bene e con stile le cose che ci proponeva ci prendeva un po’ in giro e poi ci dava il tempo per rimediare.
A noi piace ricordarlo così: un amico che ci ha voluto bene e che ci ha accompagnato nei primi passi della nostra strada.
Purtroppo oggi siamo noi che raccontiamo un poco di lui ma francamente ci sarebbe piaciuto che lui stesso potesse dirci il suo punto di vista e raccontare di quei primi anni.