29 Dic Bene comune – Marco Boschini
“Bene comune vuol dire coltivare una visione comune, vuol dire investire sul futuro, vuol dire preoccuparsi della comunità dei cittadini, vuol dire anteporre l’eredità che dobbiamo consegnare alle generazioni future all’istinto primordiale di divorare tutto e subito”.
Salvatore Settis
La partecipazione alla vita di una comunità è, per quella comunità, un bene comune. Da preservare e custodire con cura. Scriverlo oggi è importante. Per il tempo pandemico che abbiamo vissuto e, più in generale, per il lento ma inesorabile scollamento che da almeno un ventennio colpisce il nostro cantiere democrazia in tutti gli ambiti in cui l’io confluisce nel noi.
è nfatti evidente a tutti che sono sempre meno le persone che si fanno carico delle cose (dei servizi, degli spazi) pubbliche: una piazza, un’area verde, un appuntamento culturale, un gesto di solidarietà o di volontariato. Un modello di sviluppo improntato alla crescita e all’ubriacatura del mito dell’individualità ha sopperito a questo vuoto colmandolo con tecnica e risorse, efficienza e comunicazione. Ma, per fortuna, non tutto si può fare solo se si hanno soldi a disposizione e se si può contare su un buon ufficio stampa.
Per le cose essenziali, viceversa, l’elemento del coinvolgimento attivo degli individui è fondamentale. Oggi non c’è un sindaco o politico che non richiami le risorse, ingenti e utilissime, che stanno per piovere sull’Italia dall’Europa. Bene, anzi benissimo. Ma quei sindaci e quei politici sanno perfettamente che le risorse passano, le comunità restano. E che un progetto attecchisce in un territorio solo se i singoli nelle collettività se ne fanno carico. Se, appunto, l’idea di pochi si trasforma in azione di molti.
Prima dell’acqua o dell’energia, prima del suolo o dell’aria il bene comune più importante è quindi formato dalle bambine e dai bambini, dalle donne e dagli uomini. Dai cittadini e dalle cittadine che fanno un pianerottolo, un paese, un quartiere, una città.
Nel mio peregrinare tra comuni più o meno virtuosi, quanti sono i progetti sulla carta bellissimi che ho visto naufragare, sostenuti da grandi finanziamenti e da grandissime aspettative? Tanti. E quante storie incredibili ho invece scoperto, di amministrazioni che hanno cullato il bene comune della partecipazione sapendo coinvolgere e contaminare, connettendo reti, cooperative e associazioni, comitati e nuclei familiari. Nella consapevolezza che non c’è cosa più duratura e collettiva di qualcosa che per crescere si regge sulle spalle di molti. Come in una gara di atletica a squadre, dove non basta avere un solo campione.
La partecipazione è un bene comune. è il primo nella lista delle cose da difendere e da far germogliare nel giorno per giorno del cantiere democrazia.
Marco Boschini
coordinatore Associazione Comuni Virtuosi