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D’inverno si sta al freddo e in estate sotto il sole – Bruno Bordin

Ti presenti in due parole?
Mi chiamo Bruno Bordin, ho 58 anni, lavoro in Città Verde dal 2000. Faccio il giardiniere e altre varie mansioni. Poi non so più cosa dire (ride).

Bruno, hai quasi il doppio degli anni della Cooperativa… Ti ricordi com’era il mondo prima di Città Verde?
Qualitativamente era un mondo migliore, ma secondo me, dal punto di vista del verde e dei servizi ambientali, oggi di sicuro andiamo meglio. Sono passati un bel po’ di anni, ricordo Roberta che con carretto e scopa, teneva pulito il Comune di Pieve. Rispetto ad allora, abbiamo fatto grandi passi avanti.

Pensi che un giovane che osservi Città Verde dall’esterno ne sia attratto? Credi che possa trovare all’interno ciò che si immagina osservandola da fuori?
Penso che i giovani percepiscano Città Verde come un’opportunità, per le molte persone che ci “abitano” dentro e che vengono assunte con frequenza. Alcuni rimangono, altri magari si aspettavano qualcosa di diverso e preferiscono prendere altre strade. È chiaro che si tratta di una bella realtà per il territorio. Credo anche che l’idea di lavorare all’aperto, a contatto con la natura, possa essere un’attrattiva. Sempre meglio che stare chiusi in fabbrica per otto ore al giorno, però anche il lavoro all’aperto ha i suoi contro: d’inverno si sta al freddo e in estate sotto il sole. Lavorare nel verde significa anche questo, non bisogna dimenticarlo.

Pensi dunque che il lavoro nel sociale rappresenti una buona opportunità professionale per la nostra area?
All’inizio mi sono avvicinato a Città Verde soprattutto perché cercavo un lavoro. Il sociale era poco importante per me, tra l’altro il numero di ragazzi svantaggiati in squadra era molto minore rispetto a oggi. Con il passare del tempo ho capito per cosa era nata la cooperativa, quale era la sua vera anima e ho cominciato a vedere il mio lavoro da un punto di vista diverso.

Ti abbiamo chiesto com’era il mondo prima di Città Verde ora ti chiediamo: come immagini il futuro di Città Verde?
Se Città Verde rimarrà in mano alle persone che la stanno guidando ora, vedo un bel futuro. Purtroppo ho visto altre aziende come la nostra diventare grandi, passare di mano e cambiare pelle. Sarà dura rimanere sé stessi, già oggi siamo quasi duecento e molte persone non si conoscono più fra loro.
Se modificando le dimensioni il gruppo rimarrà questo, penso non ci saranno problemi.

Un augurio e un consiglio per i nostri trent’anni?
L’augurio è di andare avanti così. Il consiglio, non dimenticarsi mai di premiare, anche economicamente, il merito di chi si impegna e lavora bene. Non tutti i giovani che si avvicinano alla cooperativa hanno l’ambizione di crescere e imparare. Bisogna essere pronti a riconoscere lo sforzo di quelli che si impegnano, che dimostrano quel qualcosa in più e migliorare la loro condizione. È un aspetto che Città Verde non deve sottovalutare.


Bruno Bordin – operatore di lungo corso nel settore della Manutenzione del Verde della cooperativa